Elearning, la formazione viaggia nel futuro

Sempre più imprese e aziende ricorrono alle tecnologie multimediali e a internet per organizzare i loro corsi di formazione

In un mondo sempre più evoluto dal punto di vista tecnologico e informatico, dove internet sta diventando sempre più uno strumento della quotidianità, e dove ormai ognuno di noi vive connesso alla rete, in costante interazione con altri, le persone che non sanno utilizzare un computer sono sempre meno.

Tuttavia, i corsi di informatica di base sono ancora piuttosto richiesti, non solo da chi non fa parte dell’epoca della “natività digitale”. Ma c’è l’esigenza, da parte delle imprese che organizzano questi corsi, di garantire da un lato una certa flessibilità ai suoi partecipanti, alle prese con impegni di lavoro, di studio e con gli impegni della quotidianità che a spesso lascia poco margine al tempo libero, e dall’altro lato l’utilizzo di strumenti adeguati in grado anche di abbattere le distanze.
Ecco allora la crescita, davvero robusta, dei corsi online, o, per meglio dire, dei corsi elearning (electronic learning, formazione elettronica), una metodologia didattica che offre la possibilità di erogare contenuti formativi elettronicamente attraverso l’uso delle tecnologie multimediali e di Internet. La sfida vera per chi dà vita a una piattaforma elearning è quella di ricostruire le stesse tecniche di engagement dei social network (Facebook è l’esempio più immediato che si può fare) replicandone le dinamiche per costruire e favorire un contesto di conoscenze in cui ci si possa scambiare informazioni e creare collaborazioni.

Il metodo dell’elearning porta con sè numerosi vantaggi: una riduzione dei costi perchè non sono necessarie aule didattiche; un aumento dell’efficacia dell’apprendimento, perchè gli utenti non si trovano passivi davanti ad un video ma riescono a partecipare molto di più che dentro un’aula, e la gestione della formazione in autonomia di tempo e luogo, dal momento che per imparare o formarsi basta un dispositivo connesso ad internet.

CFP PER GLI ARCHITETTI

Il 31 dicembre scade il primo triennio di aggiornamento continuo obbligatorio per gli architetti. Per chi non riuscisse a terminare i 60 crediti formativi obbligatori dal 2014 sono previste sanzioni che arrivano alla censura e alla sospensione.

Il Consiglio Nazionale ha infatti approvato la modifica all’articolo 9 del Codice deontologico, in modo da consentire un’applicazione uniforme delle sanzioni sul territorio nazionale. Prima della modifica, infatti, il Codice si limitava a considerare il mancato adempimento come illecito disciplinare, senza stabilire le modalità delle sanzioni che ora sono certe per tutti.

L’applicazione della censura o della sospensione verrà decisa in base al numero di crediti formativi non raggiunti. Entra, però, in gioco anche il ravvedimento, che dà la possibilità di mettersi in regola entro il 30 giugno. Sarà solo dopo tale data che le segnalazioni arriveranno ai Consigli di disciplina, ai quali spetta il compito di avviare le procedure disciplinari.

Le modifiche al codice deontologico, che introducono le sanzioni, hanno già efficacia: sono diventate operative con l’invio di un’apposita circolare che il Consiglio nazionale degli architetti ha inviato a tutti gli Ordini provinciali.

In arrivo anche una proposta di modifica al regolamento della formazione, che abbassa da 90 a 60 il minimo di crediti formativi per il secondo triennio.

In arrivo 47,5 miliardi di euro per sicurezza antisismica

Il fondo sarà per edilizia pubblica e viabilità, ma non solo

Sono stati inseriti d’urgenza nel disegno di Legge di Bilancio 2017, che è andato in discussione il 2 febbraio alla Commissione Bilancio della Camera, 47,5 miliardi di euro per sicurezza del territorio, antisismica, trasporti e nuove tecnologie per il nuovo Fondo per lo sviluppo infrastrutturale.

Il Fondo finanzierà lo sviluppo infrastrutturale del Paese nei seguenti settori: trasporti e viabilità, infrastrutture, ricerca, difesa del suolo e dissesto idrogeologico, edilizia pubblica, compresa quella scolastica, attività industriali ad alta tecnologia e sostegno alle esportazioni, informatizzazione dell’amministrazione giudiziaria, prevenzione del rischio sismico.

La dotazione complessiva sarà di 47,5 miliardi di euro ripartiti in questo modo: 1,9 miliardi per il 2017, 3,15 miliardi nel 2018, 3,5 miliardi nel 2019 e 3 miliardi di euro all’anno dal 2020 al 2032. La novità, rispetto ad altri Fondi, sta nel fatto che le risorse potranno essere gestite in modo flessibile, cioè non saranno vincolate su capitoli di spesa definiti, ma saranno assegnate ai programmi man mano proposti dalle Amministrazioni centrali e giudicati realizzabili.

Beta Formazione ha presentato al Saie la nuova piattaforma e-learning

Beta Formazione è stata presente da protagonista all’ultima edizione del Saie – che si è chiusa pochi giorni fa – con un apposito stand pensato e realizzato allo scopo di lasciare un ricordo specifico nei numerosi visitatori (vecchie nuovi) che si sono fermati a visitarlo.
Fra le molteplici attività presentate dall’azienda nel corso della fiera bolognese, la più importante è certamente la nuova piattaforma dell’e – learning messa a punto dallo staff informatico di Beta Formazione, allo scopo di rendere ancora più performanti i corsi di formazione proposti on line a migliaia di professionisti.

Con un pacchetto di circa 50 corsi, oggi gli utenti trovano i corsi categorizzati, organizzati, e ricercabili basato attraverso le categorie dell’ordine stesso, e anche per settore/argomento. Per fare un esempio: il corso “Energy Manager” per un architetto è oggi rintracciabile nell’ambito di diverse categorie (energia, architettura, paesaggio, design, tecnologie e sicurezza). In più, basandosi sugli specifici interessi di ogni singolo utente, la piattaforma è in grado di consigliare ad ognuno i corsi più adatti.
Tramite le notifiche in piattaforma e via email, oggi Beta Formazione informa i propri utenti ogni volta che esce un corso nuovo che li potrebbe interessare, e fornisce loro qualunque altra comunicazione utile. E una serie di migliorie operative riguardano la fruizione dei video, che sono più facili da rivedere, ripuntare, confrontare…

L’elemento principale che distingue la nuova piattaforma è il fatto che – oltre alla semplicità di ricerca del corso di proprio interesse, tramite apposite categorizzazioni e tag, divisi per settore ed argomento – la piattaforma diventa una sorta di “tutor”. Consigliando i percorsi formativi più adatti ad ognuno, secondo gli specifici interessi e le singole professioni.
Va aggiunto infine che la nuova piattaforma mantiene tutte le caratteristiche di sicurezza della precedente: l’utente non potrà effettuare altre azioni oltre alla visione del video.

Iniziato il cammino verso Edilizia 4.0

Assimpredil Ance e Confindustria Digitale hanno sancito un accordo finalizzato alla trasformazione digitale delle imprese del settore

Non c’è solo Industria 4.0. Nell’immediato futuro delle imprese si staglia, come sinonimo di cambiamento radicale del modello di filiera, anche Edilizia 4.0. E risale a queste ore l’avvio della prima iniziativa italiana per avviare il settore delle costruzioni verso Edilizia 4.0. Si tratta dell’accordo di collaborazione sancito tra Assimpredil Ance e Confindustria Digitale, finalizzato a costruire un percorso che permetta alle imprese della filiera di recuperare produttività ed efficienza attraverso processi di trasformazione digitale.

Questo accordo, che parte dalla consapevolezza che il modo in cui si progettano, si costruiscono e si gestiscono le strutture edilizie e urbane, non può prescindere dal digitale, dai sensori intelligenti, dall’iperconnessione, dalla stampa 3D, si incentrerà su iniziative di informazione, formazione, aggiornamento e di studi.

Fra queste sono previste la realizzazione di una guida operativa sull’obbligo di cablaggio per i nuovi edifici (un obbligo che peraltro è in vigore dall’1 luglio 2015), che dovranno riportare un’etichetta con su scritto “edificio predisposto alla banda larga”, l’organizzazione di seminari/workshop sull’impatto delle tecnologie digitali, incluso il Bim (Building Information Modelling) nella gestione dell’impresa di costruzione, negli edifici per renderli smart buildings e nella realizzazione delle smart cities e delle smart communities, e ancora il coinvolgimento di esperti di Confindustria Digitale nei percorsi di formazione che Assimpredil Ance, in collaborazione con ESEM, l’Ente Scuola, sta progettando per le imprese a valere sui bandi Fondimpresa.

Un accordo, dunque, che va verso una radicale trasformazione del settore puntando su innovazione delle competenze, qualificazione degli imprenditori e manager, formazione di nuovi profili professionali, per far sì che l’edilizia continui ad essere in Italia uno dei motori dell’occupazione.

Per diventare geometri servirà la laurea

L’obbligo è contenuto in un ddl, il cui iter sta per partire alla camera

Ci vorrà la laurea per esercitare la professione di geometri. Raccogliendo i dettami dell’Unione Europea, sta per iniziare alla Camera l’iter del disegno di legge, firmato dalla deputata Pd Simona Malpezzi e depositata l’otto settembre scorso, che prevede l’obbligo di laurea triennale abilitante per i geometri.

Secondo questo ddl, per accedere alla professione di geometra sarà obbligatorio il possesso della laurea triennale, da conseguire attraverso un percorso con insegnamenti e attività formative in grado di far acquisire le competenze per l’esercizio della libera professione e la padronanza e la conoscenza dei metodi scientifici generali.
Il corso di laurea sarà abilitante, il che significa che l’esame finale sarà considerato equivalente ad un esame di stato, sostenuto e passato il quale i laureati saranno abilitati all’esercizio della professione.

Oggi, un geometra può esercitare la professione solo dopo essersi diplomato in un Istituto tecnico, aver superato l’Esame di Stato e poi svolto un tirocinio di 18 mesi nello studio di un geometra professionista, o di un ingegnere civile, o di un architetto. Col nuovo ddl, tutto questo non servirà più: la legge che verrà discussa istituisce una laurea triennale con il tirocinio già compreso all’interno (vale 30 crediti sui 180 totali), il che rappresenta una novità assoluta tra i titoli professionalizzanti e abilitanti.

L’obbligo non sarà immediato. Il ddl, infatti, prevede la possibilità per coloro che si iscrivono all’istituto tecnico nell’anno scolastico 2017/2018, con preiscrizione nel 2017, potranno scegliere se abilitarsi dopo il diploma, svolgendo i 18 mesi di tirocinio e poi sostenendo l’esame finale – questi studenti si diplomeranno nel luglio 2022 e sosterranno l’esame di stato a novembre 2024 – , o se continuare gli studi. Da gennaio 2025, in ogni caso, l’esame di stato sarà soppresso e si potrà diventare geometra solo con la nuova laurea triennale.

Ingegneri, attenzione alle clausole di responsabilità solidale

Il professionista, in caso di eventuali danni commessi nell’esercizio della sua attività, rischia di rispondere, personalmente e illimitatamente, con il proprio patrimonio personale

C’è una circolare – inviata dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri – che da qualche giorno non lascia tranquilli gli ingegneri iscritti all’ordine professionale. Si tratta della 804/2016 e in pratica regola il tema delicato della responsabilità civile e solidale del professionista che, in caso di eventuali danni commessi nell’esercizio della sua attività, rischia di rispondere, personalmente e illimitatamente, con il proprio patrimonio personale.
Il problema è stato sollevato dal gruppo di lavoro “Ingegneria forense” il quale ricorda come il professionista in molte vertenze può essere gravemente penalizzato dalle norme che, nella realizzazione di opere pubbliche o private, regolano la responsabilità solidale fra l’impresa, il professionista e gli altri soggetti coinvolti.

La circolare rimanda in sostanza a due articoli del Codice Civile, il 1292 (nozione della solidarietà) e il 2055 (responsabilità solidale), che, intrecciati con le caratteristiche delle polizze assicurative, possono produrre effetti molto pericolosi per i professionisti. Secondo questi articoli, in pratica, in caso di risarcimento del danno, se esistono più corresponsabili, il danneggiato ha la facoltà di rivolgere le sue pretese risarcitorie anche ad un solo soggetto, il quale avrà poi diritto di regresso sugli altri soggetti coobbligati in proporzione alle loro rispettive quote di responsabilità.

Il Consiglio Nazionale degli Ingegneri ha invitato gli iscritti a verificare che la propria polizza assicurativa preveda la copertura anche per la quota di responsabilità solidale dell’assicurato con altri soggetti, dal momento che molte compagnie di assicurazione prevedono una copertura assicurativa collegata al “vincolo di solidarietà” esclusivamente per la sola quota di danno direttamente e personalmente imputabile all’assicurato. I professionisti che hanno sottoscritto una clausola del genere, in caso di richiesta, dovranno garantire con le proprie risorse anche per i danni procurati dagli altri. Firmare contratti con leggerezza, all’atto pratico, può allora portare gravi problemi.
Nella circolare, allora, si suggerisce al professionista di inserire nella polizza una clausola che preveda la copertura assicurativa anche per la quota di responsabilità solidale dell’assicurato con altri soggetti, fermo il diritto di regresso nei confronti di altri terzi responsabili e inoltre auspica che si possa prevedere una clausola cosiddetta di “maggior termine per la notifica delle richieste di risarcimento” che garantisca un periodo di tempo (almeno 10 anni), immediatamente successivo alla scadenza del periodo di assicurazione, entro il quale l’assicurato (o l’erede) può notificare all’assicurazione richieste di risarcimento manifestatesi per la prima volta dopo la scadenza del periodo di assicurazione ma riferite ad un atto commesso durante il periodo di assicurazione. Solo così il professionista potrà essere sicuro di avere una piena protezione.

Geometri in assemblea per discutere di nuovo regolamento e di una previdenza più equa

Ma tra i temi al centro della prima assemblea nazionale della federazione c’è anche la proposta di legge della laurea esclusiva e abilitante

E’ un’assemblea nazionale molto importante quella che si terrà a Roma venerdì 14 e sabato 15 ottobre: in quel contesto, la Federazione Nazionale dei Geometri e Geometri Laureati Mobilitati (Geomobilitati) analizzerà e parlerà di alcuni temi di grande rilevanza e attualità per la propria professione e discuterà sulle tante problematiche che attanagliano la categoria e sulle azioni da compiere per la sua difesa.

Sono almeno tre i temi al centro del dibattito, a cominciare dal nuovo Regolamento professionale. E’ stato elaborato un nuovo testo, che va a modificare e sostituire quello vigente, che risale addirittura al 1929. Trasmessa ai vertici della categoria e agli novantamila iscritti ai collegi provinciali, la bozza del testo è arrivato alla sua stesura definitiva. Dopo la conclusione dell’assemblea verrà inoltrato al Governo e al Parlamento per la sua approvazione. Altro tema importante è quello di una Cipag (ovvero la Cassa di Previdenza dei geometri) più equa e solidale: oggi sempre più iscritti alla Cipag, a causa della perdurante crisi economica, non riescono a pagare i contributi minimi annuali: verrà pertanto da un lato chiesta una maggiore equità e solidarietà intergenerazionale nella gestione della Cassa e dall’altro lato saranno presentate proposte di modifica ai regolamenti della Cassa stessa.
Terzo, ma non meno importante, tema al centro dei lavori è la proposta di legge della laurea esclusiva e abilitante per Geometri, una proposta che la stragrande maggioranza della base non condivide perché non dà, a suo dire, una definizione certa delle competenze e soprattutto non può attirare il numero di giovani studenti necessario ad un ricambio generazionale, proprio in virtù di un regolamento professionale ormai troppo datato.

Varato il piano triennale delle opere pubbliche

Massima priorità è stata data alle opere incompiute

E’ stato varato in queste ore il piano triennale delle opere pubbliche: le priorità per le singole amministrazioni Comunali sono il completamento delle opere incompiute, che sono considerate “priorità massima”, e gli interventi di manutenzione e recupero del patrimonio esistente, il completamento di opere già iniziate, i progetti definitivi o esecutivi già approvati, gli interventi co-finanziati con fondi europei e gli interventi finanziabili con capitali privati.

Il Codice Appalti ha demandato ad un decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti la definizione delle modalità di aggiornamento, dei criteri per la definizione delle priorità e per favorire il completamento delle opere incompiute, degli schemi tipo in base a cui redigere i programmi.

In base alla bozza del Ministero, i programmi triennali e gli aggiornamenti saranno costituiti da una serie di schede indicanti le risorse necessarie per la realizzazione dei singoli interventi e il cronoprogramma per l’uso dei finanziamenti, l’elenco delle opere incompiute, l’elenco degli immobili disponibili, gli interventi del precedente programma non riproposti o avviati. E se non sarà possibile ultimare i lavori, le Amministrazioni dovranno proporre soluzioni alternative, come il cambio di destinazione d’uso, l’utilizzo ridimensionato o la cessione a titolo di corrispettivo per la realizzazione di un’opera pubblica. Se l’Amministrazione rileva la mancanza di interesse al completamento, potrà proporne la vendita o la demolizione.

Anac definisce le linee guida per il Codice Appalti

Gli operatori contestano “Non vengono scoraggiati i ribassi”
Con il nuovo Codice Appalti di Anac le Stazioni appaltanti saranno libere di scegliere i criteri di valutazione. Però non sono soddisfatti gli operatori che avrebbero voluto regole per scoraggiare i ribassi.
Le Stazioni appaltanti infatti potranno decidere le modalità di valutazione senza vincoli. Le linee guida, attuative del Codice Appalti, precisano che la scelta del criterio di aggiudicazione, la definizione dei criteri di valutazione, dei metodi e delle formule per l’attribuzione dei punteggi devono essere effettuate nella fase iniziale dell’appalto, che va dalla programmazione alla predisposizione della documentazione di gara.

Le linee guida partono dal presupposto che solo la Stazione Appaltante conosce il contesto in cui si svolge la gara. Per questo il testo orienta le Amministrazioni senza limitarne la discrezionalità, dà loro indicazioni su come definire i punteggi in base agli obiettivi. Le linee guida spiegano che per disincentivare i ribassi eccessivi bisogna valutare le offerte utilizzando formule che assegnano punteggi decrescenti all’aumentare del ribasso, un vincolo troppo blando secondo il Consiglio di Stato.